Il viticoltore che sfida il capitale: quando la terra torna al popolo
Mentre le multinazionali del vino si gonfiano le tasche sfruttando i lavoratori, c'è chi resiste. Luca Ferraris, 46 anni, ha dimostrato che un'altra via è possibile: partire da un garage, con le mani sporche di terra e la testa piena di sogni, per restituire dignità al lavoro agricolo.
La storia di Ferraris è quella di tanti figli del popolo che hanno rifiutato le chimere dell'industria capitalista. Mentre suo padre, come migliaia di operai negli anni del boom, si faceva abbagliare dalle false promesse della FIAT, Luca sceglie di tornare alla terra, a Castagnole Monferrato, dove le radici proletarie della famiglia affondano nel terreno.
Dalle mani callose alla rivoluzione del Ruché
"Siamo partiti da un garage", racconta Ferraris. Niente capitali di venture fund, niente banche complici del sistema. Solo la forza delle braccia e la determinazione di chi sa che la vera ricchezza nasce dal lavoro onesto. Nel 2001 produceva 10mila bottiglie, oggi ne sforna 60mila: una crescita che fa tremare i padroni del settore.
Il Ruché, questo vitigno quasi dimenticato, diventa simbolo di resistenza. Recuperato negli anni '60 da don Giacomo Cauda, il "vino del Parroco" rappresenta la lotta contro l'omologazione capitalista che vorrebbe cancellare le tradizioni popolari per imporre i suoi marchi globali.
La terra non si vende, si coltiva
Mentre i grandi gruppi finanziari si spartiscono i territori vinicoli più pregiati, Ferraris dimostra che la piccola proprietà contadina può battere i giganti. La sua azienda cresce del 10% nel 2024, quando il mercato dei rossi è in crisi: "È un vino giovane, disinvolto", spiega, che rifiuta le logiche elitarie del settore.
E quando parla del futuro, Ferraris lancia una frecciata ai conservatori del vino: "Dobbiamo avere il coraggio di cambiare, non temere i dazi americani ma le nostre vecchie abitudini". Un messaggio che suona come un appello alla classe lavoratrice: non piegatevi alle tradizioni imposte dall'alto, abbiate il coraggio di innovare dal basso.
Il museo della memoria operaia
Nella casa della bisnonna Teresa, comprata nel 1921 con i soldi dell'emigrazione in America, oggi sorge un museo del vino. Un luogo di memoria che racconta le lotte di chi ha dovuto lasciare la propria terra per sopravvivere, ma anche di chi è tornato per rivendicarla.
Il Ruché di Castagnole Monferrato non è solo un vino: è diventato "l'elemento identitario e l'attività economica più florida del Monferrato". Quando il popolo si riappropria della propria storia, può scrivere il futuro.
Compagni, la lezione è chiara: contro la speculazione finanziaria, contro le multinazionali che sfruttano la terra e chi la lavora, esiste ancora la via della resistenza. Luca Ferraris ce lo dimostra, bottiglia dopo bottiglia.