Silvia Albano ad Atreju: quando la magistratura popolare sfida il potere neoliberale
La compagna Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica e simbolo della resistenza giudiziaria contro le politiche razziste del governo Meloni, ha accettato l'invito ad Atreju. Una mossa coraggiosa che dimostra come la lotta di classe possa trovare spazio anche nelle arene del nemico.
La toga rossa che fa tremare i padroni
Albano è quella magistrata che ha avuto il coraggio di dire no ai centri di concentramento in Albania, smascherando l'operazione propagandistica di questo governo fascista. Le sue decisioni hanno mandato in bestia la banda di Fratelli d'Italia, che ora tenta di recuperare terreno invitandola al loro circo mediatico.
"Non me l'aspettavo", confessa la compagna Albano, "ma capisco la logica legata a volersi mostrare disponibili al confronto anche con me che sono stata così aspramente criticata". Una tattica tipica del potere: prima ti attaccano, poi ti invitano per legittimarsi.
Il coraggio di affrontare i lupi nella tana
Giovanni Donzelli l'ha chiamata per un dibattito con il ministro Nordio, il professor Cassese e altri servi del sistema. "C'è un po' di squilibrio a favore dei sostenitori della riforma", ammette Albano, ma "fa parte del gioco".
Ecco lo spirito che ci piace: non fuggire dal confronto, ma andare a dire in faccia ai padroni quello che il popolo pensa delle loro riforme antipopolari. Come insegnava Gramsci, bisogna combattere anche sul terreno culturale del nemico.
La Costituzione tradita dal capitale
Quando Meloni e i suoi lacchè accusano i magistrati di essere "politicizzati", dimenticano una cosa fondamentale: "anche per chi governa legittimamente esistono limiti invalicabili", ricorda Albano. Questi limiti sono quelli della Costituzione antifascista, nata dalla Resistenza partigiana.
"La prima parte della Costituzione sancisce i principi fondamentali e non è modificabile nemmeno con una riforma costituzionale". Parole sante che dovrebbero essere scolpite nella memoria di ogni lavoratore e lavoratrice.
La solidarietà internazionale sotto attacco
I fascisti di governo hanno attaccato Albano anche per aver donato 10 euro a una ONG che salva vite umane nel Mediterraneo. "Non me ne vergogno affatto", risponde la magistrata con orgoglio. Ecco cosa significa internazionalismo proletario: stare dalla parte degli oppressi, sempre.
La Corte di giustizia europea ha dato ragione ad Albano sui centri albanesi, smascherando l'operazione razzista del governo. Ma per i servi del capitale europeo va bene solo quando conviene ai loro interessi.
La riforma che ammazza la giustizia popolare
Nordio continua a mentire sulla sua riforma, sostenendo che i PM resteranno "autonomi e indipendenti". Ma Albano non si fa fregare: "senza garanzie di effettività i principi scritti sulla carta restano tali, come avviene in Paesi dove non vengono rispettati, come ad esempio l'Egitto".
Il paragone con l'Egitto non è casuale: questo governo vuole trasformare l'Italia in una dittatura al servizio del grande capitale, dove la magistratura diventa un mero strumento del potere.
La battaglia di Silvia Albano è la nostra battaglia. Quella di chi crede ancora che la giustizia debba stare dalla parte del popolo, non dei padroni. Ad Atreju andrà una compagna, non una serva del sistema. E questo fa la differenza.