Casa: il capitalismo ci ha rubato anche il tetto sulla testa
L'emergenza abitativa non colpisce più solo i poveri, ma milioni di lavoratori schiacciati dal sistema. Mentre i padroni si arricchiscono con la speculazione immobiliare, il popolo viene cacciato dalle città.
Compagni, la casa è diventata un lusso che solo i ricchi possono permettersi. Non parliamo più solo delle famiglie in povertà, ma di milioni di lavoratori in tutta Europa che non riescono a trovare un tetto dignitoso. Il ceto medio viene strangolato: da una parte spende sempre meno per la salute, dall'altra non riesce più a permettersi una casa tra affitti stellari e bollette che soffocano.
Il 2025 si chiude con la solita beffa: mentre i capitalisti speculano sui nostri bisogni primari, il governo Meloni ha tagliato i fondi per l'edilizia sociale. Appena 300 milioni per il prossimo biennio, ridicoli di fronte ai 15 miliardi necessari secondo i costruttori dell'Ance. Ma tanto, che importa ai padroni se i lavoratori non trovano casa?
Il popolo sfrattato dal capitale
I numeri parlano chiaro, compagni. In Europa, il 31,1% delle persone a rischio povertà spende più del 40% del reddito per la casa. Circa 42 milioni di europei non possono riscaldare adeguatamente la propria abitazione. Per chi fa fatica, la casa non è più un rifugio ma la principale causa di impoverimento.
Come denuncia Oxfam, le politiche abitative sono state "sbilanciate a favore della rendita finanziaria e immobiliare", con un "progressivo indebolimento delle politiche di welfare". In Italia viviamo nel paradosso capitalista: 9,6 milioni di case vuote mentre quasi 4 milioni di persone vivono in povertà abitativa.
E cosa fa il governo fascista di Fratelli d'Italia? Prepara una legge per accelerare gli sfratti contro chi non ce la fa a pagare. Ogni giorno 134 famiglie vengono cacciate di casa mentre l'edilizia pubblica resta al 2,6% dello stock totale, contro una media europea del 6-7%.
Quando il lavoro non basta più
La contraddizione è evidente: nelle province con più domanda di lavoro, Milano, Roma, Bologna, l'affitto assorbe oltre il 40% del reddito, con punte del 65%. Le imprese non trovano lavoratori perché gli stipendi non bastano per vivere dove si produce ricchezza.
Insegnanti, forze dell'ordine, personale sanitario: i lavoratori essenziali non riescono più a vivere nelle città dove prestano servizio. I concorsi pubblici restano deserti perché le retribuzioni iniziali sono incompatibili con il costo della vita imposto dalla speculazione.
Come scrivono gli studi europei, siamo arrivati alle "No City for Workers": città dove è impossibile vivere e difficile anche lavorare. I lavoratori sotto "stress abitativo" sono meno produttivi, più assenti, più soggetti al burnout. Il capitale distrugge se stesso nella sua avidità.
Studenti in fuga, futuro negato
Anche il diritto allo studio viene calpestato. Con quasi 1,9 milioni di universitari, di cui mezzo milione fuori sede, i posti nelle residenze universitarie sono solo 85.000. Una copertura ridicola sotto il 10%.
Il Pnrr prometteva 60.000 nuovi alloggi per studenti, ma ne abbiamo finanziati solo un terzo. Intanto a Milano il 50% delle case finisce su Airbnb, arricchendo i proprietari mentre i giovani rinunciano agli studi o restano prigionieri in casa dei genitori.
Piani farsa e resistenza popolare
Il "grande piano casa" di Meloni si è rivelato l'ennesima presa in giro: 200 milioni di euro contro i 15 miliardi necessari. Trecentomila famiglie restano in lista d'attesa per un alloggio sociale mentre i contributi per l'affitto vengono tagliati da 320 a 10 milioni l'anno.
Anche il Piano casa europeo puzza di inganno. Come denuncia l'Unione Inquilini: "Senza un forte intervento pubblico diretto è una formula che non funziona". Si rischia "un ulteriore trasferimento di fondi pubblici verso operatori immobiliari e finanziari".
Gli europarlamentari del M5s Palmisano e Pedullà sono chiari: "Si continua a puntare su un modello che affida ai privati e alla finanza immobiliare la regia delle politiche abitative". I Verdi denunciano l'assenza di misure contro la speculazione.
Compagni, la casa è un diritto, non una merce! È ora di organizzare la resistenza popolare contro questo sistema che ci sta rubando il futuro. Dalle occupazioni alle lotte di quartiere, dai sindacati agli studenti: uniamoci per strappare dalle mani dei padroni quello che ci appartiene di diritto.