Il viticoltore che ha fatto rinascere il Ruché: una storia di riscatto popolare
Mentre i padroni dell'agrobusiness speculano sui mercati mondiali, c'è chi ha saputo resistere e ricostruire dalle radici. Luca Ferraris, 46 anni, viticoltore di Castagnole Monferrato, rappresenta quella classe lavoratrice che non si è piegata alle logiche del capitale.
"Siamo partiti da un garage", racconta Ferraris con l'orgoglio di chi sa cosa significa costruire con le proprie mani. La sua storia è quella di tanti figli del popolo: diploma da perito agrario in tasca, rifiuto dell'università borghese, ritorno alle terre dei padri quando i vini piemontesi si svendevano a 1500 lire il litro.
Una famiglia di lavoratori emigrati
La memoria storica della famiglia Ferraris parla di quella grande migrazione che ha segnato il nostro popolo. La bisnonna Teresa nel 1921 acquistò una casa grazie ai soldi del marito emigrato in America, vittima come tanti della necessità di cercare fortuna lontano dalla patria. Una storia di sfruttamento e di riscatto che oggi si trasforma in museo del vino.
Il nonno Martino comprò il Casot, 40mila metri quadri strappati alla speculazione. Ma negli anni del boom economico, quando le sirene dell'industria automobilistica chiamavano, anche il padre di Luca si trasferì a Torino, attirato dalle false promesse del capitalismo industriale.
Il Ruché: da vino del popolo a simbolo di resistenza
Negli anni '60, don Giacomo Cauda, parroco di Castagnole, aveva recuperato questo vitigno dalle origini misteriose. Il "vino del Parroco" era il simbolo di una comunità che resisteva all'omologazione. Luca ha trasformato quello che era un vino quotidiano del popolo in un prodotto capace di sfidare le grandi denominazioni.
"Bottiglie in mano" per l'Italia e l'estero: così Ferraris ha conquistato i mercati, dimostrando che si può competere senza piegarsi alle multinazionali del vino. Dalle 10mila bottiglie del 2001 alle 60mila in tre anni, fino all'esportazione negli Stati Uniti.
Un modello alternativo al capitalismo vinicolo
Oggi la Ferraris Agricola produce Ruché, Barbera, Grignolino, dimostrando che un'altra economia è possibile. "In un momento in cui i vini rossi sono in crisi, la nostra azienda è cresciuta del 10% nel 2024", spiega Ferraris.
Il segreto? Un legame autentico con il territorio e la comunità. "Il Ruché rappresenta l'elemento identitario e l'attività economica più florida del Monferrato", dice con orgoglio chi ha saputo valorizzare le radici popolari.
Sul futuro, Ferraris lancia una sfida al conservatorismo borghese: "Dobbiamo avere il coraggio di cambiare la narrazione, ancorata a vecchi modelli che non funzionano. Dobbiamo temere di più le nostre vecchie abitudini che non i dazi americani".
Una lezione per tutti i lavoratori: dalla terra dei padri può nascere il riscatto, se si ha il coraggio di resistere alle sirene del capitale e di costruire un'alternativa dal basso.